di Gioele Salvatori – Laureato in Scienze Motorie e Preparatore Atletico
Wikipedia: “Organo di senso esterno dell’apparato visivo che ha il compito di ricavare informazioni sull’ambiente circostante tramite la luce”. Definizione di occhi.
L’83% delle informazioni con cui un atleta entra in relazione è visiva. Vuol dire che su 100 reazioni che un tennista ha campo (e ne ha molte di più) 83 provengono dal sistema visivo.
I ricercatori Smith & Mitroff nel 2012 affermavano che “molti allenatori programmano i loro allenamenti concentrandosi sulle abilità fisiche, tecniche e tattiche, ma le abilità visive sembrano giocare un ruolo chiave negli sport di situazione”
Lafont nel 2007 dopo aver analizzato un numero enorme di dati riguardanti i top player di tennis per determinare quale fosse la posizione della testa e degli occhi durante il colpo ha concluso che: “posizione della testa e direzione di sguardo, mentre si segue e colpisce la palla, distinguono significativamente gli atleti d’elite (coloro che vincono gli Slam) dagli altri top player”.
Fatte queste prime tre doverose premesse possiamo iniziare con l’articolo. Oggi parleremo dell’importanza del sistema visivo nel tennis e di come questo condizioni poi tutta la prestazione.
Il nostro cervello è un organo strabiliante perché oltre a svolgere la funzione di elaboratore di dati è allo stesso tempo un “decisore”: a seconda delle informazioni che gli arrivano lui prenderà certe decisioni. Decisioni che nel 99,9 percento periodico dei casi hanno a che fare con il movimento.
Riflettete un attimo, vi viene a mente una decisione che avete preso, più o meno consciamente, che non si sia basata su uno stimolo in entrata nel vostro cervello e che non sia sfociata nel movimento di un vostro muscolo? Non pensate solo allo sport ma a tutta la vostra vita.
Immaginate questa scena, siete sul divano immobili presi completamente da un film giallo, di quelli che tengono il fiato sospeso dall’inizio alla fine e che non si sa mai come va a finire o cosa potrebbe succedere. D’un tratto BAM!! Appare l’assassino e voi balzate sul divano. Stimolo (assassino che appare) → balzo (movimento motorio).
Ora immaginiamo la stessa situazione: ancora voi a guardare lo stesso film ma impossibilitati a muovermi in quanto affetti da tetraplegia grave. Arriva lo stesso assassino e BAM!! Voi stavolta non vi muovete, giusto? Mmmh non credo, cosa sta facendo il vostro cuore? Non si è per caso accelerato? Il cuore è un muscolo, involontario ma un muscolo. Anche qua abbiamo uno stimolo in entrata e una risposta motoria in uscita.
Questo per dire che la qualità delle informazioni che entrano determina poi la qualità delle risposte (motorie) in uscita.
Negli sport di situazione come il tennis la qualità delle informazioni che andiamo ad elaborare è molto importante perché ogni dritto che effettuiamo, ogni rovescio, ogni spostamento non viene fatto a caso bensì in risposta ad uno stimolo esterno, che nella maggior parte dei casi è visivo.
Molti allenatori sono soliti dire: “tieni gli occhi sulla palla, seguila lungo tutta la sua traiettoria”; chi non l’ha mai detto o mai sentito dire? Io tante volte.
Se andiamo però a studiare lo sguardo dei giocatori d’elite vediamo ben altre cose, cioè che non seguono la palla per tutta la traiettoria. Quello che fanno è anticipare, con gli occhi, il punto futuro in cui si troverà (Land and McLeod, 2000; Mann et al., 2013; Hayhoe et al., 2012; Diaz et al., 2013).
Tradotto vuol dire che i giocatori esperti seguono la traiettoria della palla fino ad un certo punto, dopo di che, una volta raccolte tutte le informazioni che gli servono, staccano lo sguardo da essa e vanno già sul punto di rimbalzo futuro. Osservano bene come si comporta la pallina in questa situazione, la seguono per un breve tratto e poi di nuovo staccano lo sguardo per andare già sul punto di impatto sulla racchetta.
Punto di rimbalzo e punto di impatto sono i due momenti principali della traiettoria della palla (Brenner and Smeets (2011).
L’esperienza in tutto questo gioca un ruolo centrale (Mann et al., 2013): i giocatori esperti riescono a fare certe cose proprio perché hanno avuto un condizionamento tale da permettere loro di avere adattamenti sopra la media. Ciononostante un allenamento mirato verso le capacità visive porta sicuramente a dei miglioramenti importanti; di seguito alcune qualità che è utile allenare (Williams and Davids; Visual perception and action in sport):
- Motilità oculare: è l’abilità di muovere i due occhi assieme come se fossero uno soltanto, e tenere questa unicità mentre l’atleta guarda da un punto ad un altro, o mentre segue il movimento di un target; sia che l’atleta e/o il target siano o meno in movimento.
- Tempo di reazione visivo: è il tempo richiesto per percepire e rispondere a stimoli visivi.
- Visione periferica: è l’abilità degli atleti di utilizzare l’attenzione verso cose che si trovano di fronte a loro (centrale), ed essere consapevoli di ciò che accade a lato (periferia) di dove stanno guardando, senza dover muovere i loro occhi dall’oggetto centrale.
- Coordinazione occhio-mano-corpo: questa abilità comporta l’integrazione degli occhi con la mano o il corpo come un’unità singola. Gli occhi devono condurre e guidare il sistema motorio. Un deficit, può influenzare tutti i livelli di performance che richiedono movimenti di atleti, racchetta, palla, ecc.
- Acuità visiva dinamica: è l’abilità a mantenere una visione chiara e precisa mentre l’atleta e/o l’oggetto e/o l’ambiente si muovono. Un deficit può portare a pregiudicare il tempo e la profondità di percezione.
Questa breve ma intensa introduzione sugli aspetti visivi è per dirvi che i muscoli non sono altro che gli effettori e gli esecutori di una mente che continuamente integra segnali, li interpreta, li relaziona col proprio vissuto esperenziale e con le emozioni, confronta, elabora e infine decide.