Come 20 anni di licei sportivi potrebbero diventare l’esempio per una vera rivoluzione culturale nelle scuole
di Francesco Uguagliati Docente e Presidente del Centro Universitario Sportivo di Padova
Ginnastica, Educazione Fisica, Scienze Motorie, i nomi che hanno caratterizzato l’attività motoria nella scuola sono cambiati, ma molto poco è cambiato dal dopoguerra in poi.
L’Educazione Fisica in Italia nasce con la Legge 26 dicembre 1909 n. 805, che prevedeva l’obbligatorietà specifica dell’educazione fisica in ogni scuola pubblica a cominciare dalla scuola primaria, quest’ultima oggi esclusa dall’ambito normativo.
Successivamente, con la Riforma Gentile, l’Opera Nazionale Balilla provvederà all’assistenza e all’educazione fisica e morale della gioventù dei giovani dagli 8 ai 18 anni, che poi con la G.I.L. acquisterà un insegnamento ginnico a carattere militare.
Dopo il ventennio fascista, i Programmi Ministeriali di educazione fisica approvati con il Decreto dell’8 novembre 1946 n. 3831 e la legge Moro del 1958, disciplineranno l’intera materia e stabiliranno tra l’altro l’obbligatorietà dell’insegnamento.
Da allora ad oggi non è cambiato molto. L’Educazione Fisica o le Scienze Motorie, come si vogliano chiamare, restano due neglette ore la settimana per le scuole secondarie di primo e secondo grado e nella scuola primaria, dove sarebbe di “primaria” importanza, da decenni si specula a vuoto sulla necessità della sua introduzione, dimostrando che le problematiche di ordine economico oltrepassano in qualunque modo la rilevanza educativa.
Fortunatamente alcune menti aperte e visionarie di un Istituto Superiore di Cascina, cittadina in provincia di Pisa, si sono inventate nel 2002, nell’ambito dell’autonomia scolastica, il Liceo Scientifico Sportivo.
La sperimentazione vuole mettere insieme la didattica del Liceo Scientifico tradizionale con un considerevole aumento delle ore di Educazione Fisica, da due a sei la settimana.
Ma l’aspetto più rilevante del progetto è di non riservare l’indirizzo esclusivamente agli studenti che già militano negli alti livelli dello sport giovanile, ma esplicitare una proposta di modello formativo che, con l’aiuto di esperti esterni, si estenda a molteplici discipline, offrendo la possibilità allo studente di acquisire in tal modo un bagaglio di cultura motoria e sportiva di grandissimo respiro. Ma ancor più analizza gli sport da punto di vista prestativo, mettendo in evidenza gli aspetti tecnici e scientifici che li caratterizzano.
Da questo primo seme germoglia qualche anno dopo un’analoga iniziativa a Camposampiero, una cittadina in provincia di Padova. Da lì negli anni successivi si sono poi diffuse sul territorio nazionale decine di progetti simili, fino a quando nel 2010, con decreto del Presidente della Repubblica n. 89, il Liceo Scientifico ad Indirizzo Sportivo viene definitivamente introdotto nel percorso dei Licei.
In questo caso l’intelligenza, l’intraprendenza e la visione di una cultura a 360° hanno permesso di indurre il legislatore a superare i limiti imposti e seguire le richieste di chi vive la Scuola e tocca con mano le necessità dei giovani che la frequentano giorno dopo giorno.
Forse confidavamo tutti che questo si rivelasse l’inizio di una nuova epoca e che si iniziasse a considerare la crescita dei giovani in modo completo. Ciò anche in ragione del fatto che i moderni studi sullo sviluppo intellettivo indicano che l’attività motoria promuoverebbe lo sviluppo di nuovi neuroni, soprattutto nell’ippocampo, regione del cervello implicata nella memoria e nell’apprendimento, e che gli atleti tenderebbero a sviluppare una maggiore rapidità e precisione nel memorizzare e ricordare, senza tralasciare la sua importanza nello sviluppo fisiologico e nel mantenimento della salute.
Disgraziatamente siamo invece ancora fermi ai proclami di ogni nuovo governo che predice l’introduzione dell’attività motoria nella scuola primaria con impegni che, come sempre, si perdono nel nulla.
Sicuramente qualche centinaio di classi “Sportive” non sono nulla in confronto alle altre decine di migliaia che rimangono ferme alle due ore di “Ginnastica” magari senza un luogo idoneo dove poter fare lezione. Ma è anche pur vero che se l’intraprendenza di alcuni ha indotto il legislatore a un piccolo passo in avanti, forse solo una forte e decisa richiesta da parte dei genitori e degli studenti per l’istituzione di una vera e competente attività motoria in tutti gli indirizzi scolastici porterà ad una cambiamento radicale di pensiero e di strategia e a far comprendere finalmente che il “mens sana in corpore sano” non è mitologia, ma un concetto che qualche migliaio di anni fa era già stato compreso e che noi Italiani abbiamo perso per strada.