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Riflessioni personali sul libro di Beatrice Venezi: “Le Sorelle di Mozart” [edito da UTET]

Beatrice Venezi, direttore dell’Orchestra della Toscana e dell’Orchestra Milano Classica che- dal Giappone all’Argentina, dal Libano al Canada- ha animato i teatri di tutto il mondo come esperta del repertorio pucciniano, sull’onda del successo di “Allegro con fuoco” del 2019, durante i mesi di lockdown che l’hanno obbligata a mettere a riposo la bacchetta, si è dedicata alla scrittura di un nuovo libro dal titolo “Le sorelle di Mozart”.

Un saggio dal tema molto specifico ma per nulla accademico, di facile lettura ed appassionante, che riporta alla luce le biografie di donne eccezionali, contestualizzandole nella storia della musica del loro periodo. Donne prodigio, sopra le righe, sfuggite alla fama in quanto donne e per ciò non definibili, se non in virtù del loro esistere accanto a figure maschili che ne hanno oscurato l’immagine ed il ricordo. 

Un’operazione meticolosa e di grande precisione quella di Beatrice che non rinuncia al diritto di essere donna di valore degna di nota oltre il proprio ruolo, oltre il contesto dato, oltre gli schemi previsti e lo fa attraverso la visibilità delle donne del passato, lasciando così una nuova impronta di sé, dove dimostra di sapere incidere con il linguaggio della penna, oltre che con quello della bacchetta. 

Una scelta senza dubbio appoggiata da una casa editrice capace di navigare il mood del pink power, dove il nuovo sound ritorna con lo sprone alle donne di attivarsi senza paura per prendersi ciò che spetta loro, a partire dalle competenze e dal merito, senza cadere nello schema della sopraffazione o del compromesso, in virtù dell’essere uniche e per ciò da menzionare e ricordare. 

Una scelta non per questo meno coraggiosa né generosa: una donna di indiscutibili capacità, forte di sé e di grande influenza che -a soli trent’anni e nel pieno della propria carriera- tramite la narrazione della vita artistica di musiciste geniali, racconta indirettamente di sé, del proprio percorso e delle proprie difficoltà in un mondo ancora prettamente maschile, dove il titolo resta direttore indipendentemente dal genere, autorità ed autorevolezza si confondono in forme rigide, abiti dal taglio maschile e rituali rigorosi che lasciano poco spazio a varianti e personalizzazioni femminili.

Spontaneo il parallelismo: una vita artistica originale e poliedrica che danza disinvolta tra classica e pop e che racconta di altre vite altrettanto originali di compositrici innovative, interpreti sublimi, ingiustamente dimenticate dalla storiografia ufficiale.

Una sfilata di donne molto diverse tra loro, per contesto storico, culturale e geografico ma accomunate da talento, intraprendenza e determinazione: donne che -se non fossero state tali- avrebbero probabilmente segnato la storia della musica e della civiltà. 

Una carrellata di nomi e storie femminili raccontate attraverso gli aneddoti della vita pubblica e privata nello scorrere del tempo, dal Medioevo ad oggi. Da Ildegarda di Bingen, devota di Sant’Orsola nell’alto Medioevo, monaca “fuori dal coro” che usava il canto per comunicare con Dio, alle grandi compositrici del Barocco, Maddalena Casulana, Barbara Strozzi, Francesca Caccini, alle figure del Sette-Ottocento come la sorella di Mozart -Nannerl- eccellente compositrice, pianista, insegnante di clavicembalo, la sorella di Mendelssohn -Fanny- prolifica, creativa, instancabile, e Clara, la moglie di Schumann. 

Tutte “Sorelle di”, “mogli di”, “figlie di”, mai semplicemente o eccezionalmente loro stesse, in un periodo, quello Romantico, tra i più oscuri della storia, in cui la donna resta senza volto, senza nome e senza lode, se non in quanto appendice e subalterna alle figure maschili di riferimento. 

Secondarie fino a quando Beatrice Venezi non restituisce loro l’identità mancata in quanto donne talentuose, fino ai giorni nostri, quando i loro nomi prendono suono e volto come donne geniali sulla linea del tempo che le unisce ai nomi famosi di donne importanti come Maria Callas, Nadia Boulanger, Martha Argerich e Björk che ne rappresentano la continuità potenziale, storica ed espressiva, verso la speranza per un futuro prossimo caratterizzato da nuove opportunità equamente distribuite.