È di qualche giorno fa la pubblicazione del report annuale sulla felicità condotto dall’Happiness Research Institute. Anche nel 2020, per il quarto anno consecutivo, la Finlandia è stata proclamata “Paese più felice del mondo”. Uno dei più agguerriti avversari della Finlandia, quando si parla di felicità, è la Danimarca. Non a caso il direttore dell’Happiness Research Institute, Meik Wiking, è danese e nei suoi libri “The little book of Lykke” e “The little book of Hygge” condivide con i lettori i segreti della felicità che hanno reso famoso il popolo danese.
Tutti i Paesi ai primi posti dell’Happiness Report hanno un forte welfare, benessere economico, fiducia nelle istituzioni, ma custodiscono anche tanti piccoli segreti che possono fare di ognuno di noi una persona un po’ più felice di quella che eravamo ieri.
Meik afferma che in molte lingue nordeuropee esiste una parola, intraducibile, che descrive un modo di vivere e perseguire la felicità, in Danimarca è il popolare hygge, in Olanda si usa gezelligheid, in Norvegia koselig e gemütlikeit in Germania. Tutte queste parole, con sfumature diverse a seconda del Paese, raccontano di una casa accogliente, una serata con gli amici più intimi, un senso di calore, di stare insieme e di autenticità.
Partiamo dall’amicizia, dall’affetto per le persone più care, dall’accoglienza e dalla fiducia per provare a seguire i consigli di Meik. Rendiamo la nostra casa un luogo sicuro, accogliente e personale, che parli di noi e che ci faccia sentire appunto, a casa. Prendiamo un mazzo di fiori in un piovoso e grigio lunedì. Accendiamo delle candele e ascoltiamo la nostra musica preferita. Rendiamolo luogo sacro per noi stessi e per ospitare e condividere del tempo con le persone più care.
Cuciniamo ed assaporiamo i profumi, gli odori, le consistenze, ed infine i sapori. Apparecchiamo la tavola e spegniamo telefono e televisione mentre mangiamo, prendendoci il tempo per gustare il cibo.
Ascoltiamo il silenzio ed i rumori della nostra casa, del nostro giardino.
Stiamo nella natura, camminiamo scalzi nell’erba ed accudiamo l’ambiente in cui viviamo. Preferiamo lo slow-food, il mercato di quartiere del sabato mattina e la marmellata fatta in casa.
Facciamo movimento, che sia andare a piedi al mercato contadino, uscire per una corsa in compagnia, una partita al parco, una passeggiata in montagna. Preferiamo, quando possibile, andare a piedi o in bicicletta, facciamo le scale invece di prendere l’ascensore. Se siamo in anticipo per un appuntamento possiamo provare a fare il giro dell’isolato invece di tirare fuori il telefonino e scorrere le notizie o perderci nei social network.
Rafforziamo e coltiviamo la nostra rete sociale, le amicizie e, perché no, i rapporti con il vicinato. Esercitiamo altruismo, gentilezza e fiducia per poter contare sul prossimo in caso di necessità e per essere un punto di riferimento per chi si trova in difficoltà.
Ecco i consigli di uno che dello studio della felicità ha fatto il suo lavoro, ma che ognuno di noi può rendere un po’ suoi adattandoli ai propri gusti e desideri.
Forse, come si cantava nel 1982, e come si canta ancora oggi nelle sagre di paese: “Felicità, è un bicchiere di vino con un panino, la felicità”. Viviamo in una società che continua a correre ed alzare l’asticella verso obiettivi che promettono di renderci più felici. E se provassimo invece a goderci il viaggio?
Rallentiamo, abbracciamo e viviamo il presente, cogliendone dettagli e sfumature, in un mondo da esplorare, scoprire ed assaporare, anche stando dentro casa o nel nostro giardino.