La mente nelle grandi prestazioni sportive

di Andrea Frausin – psicologo specialista della performance individuale, di gruppo ed organizzativa, consulente della prestazione, master trainer e master coach

Quali sono in sintesi gli ingredienti fondamentali di una performance di eccellenza?

Questa è una delle domande che molto spesso mi viene rivolta da dirigenti di società sportive, allenatori, atleti e giornalisti di settore per limitare il mio focus al mondo sportivo. Come si capirà infatti il tema della prestazione riguarda anche altri settori: quello organizzativo, quello professionale ecc.

Purtroppo l’argomento è troppo complesso ed articolato per poter dare una sintesi definitiva e tecnicamente corretta, dipende da tantissime variabili anche soggettive e va affrontato da una prospettiva multidisciplinare. Una risposta adeguata pertanto richiederebbe uno spazio ben superiore ad un articolo.

Tuttavia dopo oltre 15 anni di esperienza sul campo come specialista della performance individuale, di gruppo ed organizzativa 7 anni fa ho elaborato, a fini didattici ed operativi per i miei studenti aspiranti performance coach e per gli atleti, una “formula della prestazione” apparentemente semplice e facilmente comprensibile che si sostanzia in tre punti:

1) intenzione congruente

2) conoscenze e competenze adeguate al compito

3) stato

Per avere una prestazione di eccellenza occorre prima di tutto volerlo con tutto sé stessi (intenzione congruente), poi bisogna sapere (ad es se sono un calciatore devo conoscere le regole del gioco) e saper fare (nell’esempio passare, tirare, correre, dribblare…) tutto quello che è necessario per fare la prestazione e devo essere in uno stato (psico-fisico-emotivo) di eccellenza (tecnicamente uno stato di flusso) durante tutta la prestazione con la capacità di riattivarlo se questo viene per qualche motivo perso.

E’ nell’esperienza di ognuno di noi l’energia e la forza che si hanno quando vogliamo realmente con tutto noi stessi una cosa, l’importanza delle proprie conoscenze e competenze per farla al meglio (se voglio fare l’avvocato devo conoscere la legge, sapere come comportarmi con i clienti ed in tribunale…) e l’imprescindibile presenza di uno stato psico-fisico-emotivo che ci permetta di esprimere veramente “in gara e sul campo” quello che sappiamo e sappiamo fare, cosa che ha richiesto normalmente anni ed anni di preparazione e duro allenamento.

Facile, giusto?

Col cavolo che è facile.

E le esperienze degli atleti di massimo livello internazionale ce lo insegnano. Quante volte capita anche ai professionisti leader di una disciplina di “steccare”, di sbagliare “il tiro della vita”, di commettere un errore cruciale proprio nel momento clou?

L’allenamento della mente per la prestazione sportiva di eccellenza richiede, come l’allenamento atletico e tattico, tempo, strategia, strumenti specifici, dedizione e pratica disciplinata. Sempre più atleti (ma anche, cambiando campo di applicazione, top manager, imprenditori, professionisti, personaggi del mondo dello spettacolo) se ne rendono conto e stanno iniziando ad esserne consapevoli anche le società professionistiche ed i procuratori sportivi, attenti a valorizzare il “capitale sportivo” che si trovano a gestire in particolare in tempi di grande cambiamento sociale come quelli in cui stiamo vivendo.

Spesso non è facile trovare l’interlocutore giusto con cui iniziare un percorso del genere, infatti trattandosi di una argomento che sta diventando di moda si trovano in giro molte persone improvvisate e/o non adeguatamente preparate e quando parliamo di professionismo di alto livello ogni passo deve essere fatto con grande attenzione visto la posta in gioco. Sono necessarie un’esperienza consolidata, specifiche conoscenze e competenze multidisciplinari che non sono facili da trovare in chi vorrebbe facilitare prestazioni di eccellenza intervenendo in ambienti con alti livelli di pressione, di stress e di competitività che coinvolgono dinamiche individuali, di gruppo ed organizzative.

Ritorniamo ora alla formula della performance per capirne la complessità dietro l’apparente semplicità. Il lettore sicuramente comprende che le formule magiche nell’ambito della prestazione non sono altro che dei modi semplici (e riduttivi per definizione) per affrontare un tema delicato e complesso, sebbene oggi molte persone si sentano troppo superficialmente psicologi della performance.

Per quanto riguarda il primo punto, semplificando un po’, noi esseri umani sviluppiamo normalmente, dentro di noi, diverse mappe per rappresentare la nostra realtà interiore che derivano da come i nostri organi di senso ed il nostro cervello sono strutturati e funzionano. Talvolta (soprattutto quando sperimentiamo quello che definiamo un “problema”) queste mappe entrano in conflitto tra loro e tutto ciò ha come conseguenza quella che viene chiamata “incongruenza” ad esempio vogliamo una cosa ma anche non la vogliamo. Ad esempio abbiamo recuperato da un infortunio, siamo perfettamente a posto dal punto di vista medico-fisico, vogliamo rincominciare a giocare ed allo stesso tempo abbiamo, magari inconsciamente, paura, talvolta paura di non essere in grado di ritornare ai livelli di prestazione precedenti, paura di infortunarci nuovamente, paura di perdere quell’intimità familiare che si era rafforzata dopo l’infortunio per il maggior tempo passato a casa ed in famiglia… Tutto questo ci rende non congruenti, usando le parole della formula della performance l’intenzione (ritornare a giocare al meglio) non è congruente.

Per poterlo fare efficacemente e nel minor tempo possibile spesso abbiamo bisogno di lavorare dentro di noi, affiancati da uno specialista della performance che abbia le competenze per lavorare sui nostri (del tutto naturali e molte volte controproducenti) conflitti interiori, facendoci ritrovare la congruenza nella prestazione che altrimenti ne risentirà moltissimo rischiando di portarci in una spirale negativa.

Lascio al momento da parte il secondo punto della formula, che viene normalmente curato da ottimi allenatori, preparatori atletici e staff dell’atleta o della squadra. Sottolineo soltanto, soprattutto per chi non è ancora arrivato ai massimi livelli professionistici, l’importanza del saper fare quello che serve per essere un’atleta top: la mente pur essendo una variabile cruciale (e lo abbiamo visto con atleti magari non troppo “dotati” fisicamente e/o tecnicamente quanto la loro mente abbia sopperito facendoli raggiungere risultati straordinari) da sola non basta. Non basta essere fortemente motivati per raggiungere l’eccellenza se non si dedica il giusto tempo all’allenamento sistematico e disciplinato delle abilità fondamentali per una disciplina, allenamento tra l’altro che i grandi campioni continuano a fare consapevoli della sua importanza.

L’ultimo punto (ma non ultimo in ordine di importanza) della formula è il nostro stato (psico-fisico-emotivo) durante la prestazione: tutti gli atleti sanno quanto faccia la differenza vivere la prestazione in uno stato di eccellenza piuttosto che fare una prestazione quando non si è mentalmente-emotivamente al top. A tutti ci è capitato di non saper fare adeguatamente un certo gesto atletico (magari in un momento fondamentale della gara) quando il nostro stato non è al top, un gesto che abbiamo ripetuto migliaia e migliaia di volte con successo e che in questo stato non produttivo non ci riesce.

Il nostro stato psico-fisico-emotivo infatti influenza pesantemente le nostre percezioni, i nostri comportamenti, le nostre prestazioni, la nostra capacità di saper tirare fuori in gara ciò che ci viene naturale in allenamento.

Mi capita spesso di lavorare con high performer che riescono a raggiungere vette di prestazioni in allenamento e che non riescono a farlo in gara: la differenza in questo caso la fanno i punti 1 e 3 della formula della performance, cambiati quelli anche in gara si iniziano a toccare ed anche superare le vette prestazionali degli allenamenti.

Tra gli stati di eccellenza che facilitano la performance in gara e ci permettono di tirare fuori il meglio delle nostre potenzialità come atleti (e come allenatori, staff…) ci sono quelli che vengono chiamati “stati di flusso”, che gli atleti talvolta chiamano “la zona” o “stato di grazia” o “trance agonistica” quando tutto ci riesce facile, la prestazione fluisce ed i risultati sono eclatanti.

Negli stati di flusso siamo completamente assorbiti nell’azione, senza disturbi interni, lo stato d’animo è positivo e la prestazione è ottima: siamo pienamente concentrati sul compito, l’intensità della sfida ci permette di tirare fuori il meglio di noi, non abbiamo consapevolezza del tempo e di quello che non è rilevante rispetto alla prestazione, abbiamo un senso di controllo, siamo focalizzati e nell’impegno proviamo piacere mentre lo facciamo con un’azione che appare anche dall’esterno perfettamente naturale.

Il punto fondamentale per molti atleti e che non sanno come attivare questi stati quando c’è bisogno di loro. Cosa succederebbe ai tuoi risultati sportivi se tu potessi deliberatamente entrare in uno stato d flusso e mantenerlo per tutta la tua prestazione sportiva?

Tutto ciò può essere allenato ed è proprio per questo che ho coniato il termine di “allenatore di performance”.

Abbiamo visto in questo articolo tre elementi fondamentali per una prestazione (sportiva) di eccellenza. Come si è intuito sono tre elementi facilmente comprensibili ma che nascondono molte complessità che richiedono, specialmente nello sport professionistico di alto livello, la presenza di un professionista della performance con grande preparazione ed esperienza.

Questi tre elementi sono:

1) avere un’intenzione congruente

2) aver acquisito conoscenze e competenze adeguate allo svolgimento ottimale della performance

3) accesso a stati (di flusso) durante la prestazione

La consapevolezza di questi tre elementi può essere un grande valore aggiunto per chi inizia a studiare le proprie (o altrui) performance sportive anche dal punto di vista mentale per migliorare i risultati e ponendoli come base per un piano di allenamento mentale che assieme al classico allenamento sportivo possa consentire all’atleta di tirare fuori il meglio di sé.

“Le performance di eccellenza nascono da menti bene allenate”

buone prestazioni e a presto, Andrea